Al giorno d’oggi ci è viene insegnato ad avere fiducia nella tecnologia e nelle scienze e che con una combinazione di denaro e determinazione, le circostanze possono essere modificabili. In realtà prima o poi tutti ci scopriamo impreparati e impotenti di fronte a certi accadimenti.
La mia esperienza personale e di counselor mi mostra come quando le circostanze esterne non sono più gestibili, tutto quello che è stato appreso sul piano razionale non aiuta più e le persone si sentono impotenti, la loro fiducia vacilla e perdono ogni punto di riferimento. Alcune si dichiarano religiose ma anche la fede in Dio, quando non è stata addirittura negata per rabbia, non sembra dare loro conforto e guida. Cresce in loro un vuoto che chiama di essere colmato ma non si sa con cosa, e ritornano domande che sembrano essere cadute di moda: chi sono, da dove vengo, perché mi succede questo?
In un’epoca in cui l’esperienza diretta è sostituita da un’ideologia, le persone si appoggiano a dogmi e dottrine, ma questo non le aiuta nel vero momento di difficoltà. Totalmente impegnate nell’esteriorità e completamente dimentiche della loro reale natura, anche quando hanno professato un credo non lo hanno realmente realizzato.
La conoscenza dovrebbe essere affiancata da un metodo; conoscenza e metodo devono portare all’esperienza diretta, perché è solamente attraverso questa che può esserci realizzazione. Quando, anche solo per un fugace momento, noi realizziamo la nostra natura spirituale, ecco che conoscenza, metodo e esperienza diventano i nostri strumenti per affrontare la vita.
Personalmente ho trovato nella scienza dello Yoga e nella meditazione un ottimo strumento per conoscere noi stessi, la nostra centralità e portare quindi la conoscenza sul piano dell’esperienza. Questo non vuol dire che uno debba cambiare religione, può praticare anche un laico, avrà comunque dei grandi benefici. L’importante è attingere da fonte certa.