Questo è un modo di dire, ma ne siamo sicuri? La collera, l’ira, la rabbia, sicuramente non ci piacciono e non piacciono nemmeno agli altri; non rispondono a nessuno scopo e non portano né soluzioni, né soddisfazioni. La collera è una reazione che la persona vive quando le sue attese non sono corrisposte e di solito è il risultato del pretendere che il mondo e le persone siano diversi da come sono. Assume la forma di sfuriata, di ostilità e perfino di un mutismo perverso. La collera è una scelta, un’abitudine; una maniera appresa di reagire alla frustrazione, ma non rende. Sul piano fisico provoca ipertensioni, ulcere, esantemi, cardiopatie, palpitazioni, insonnia e stanchezza. Sul piano psicologico distrugge le relazioni, la comunicazione, causa confusione, sensi di colpa e depressione. Inoltre se pensiamo che adirandoci possiamo cambiare ciò che non ci va nelle persone, ci illudiamo, la collera non funziona mai; non fa che intensificare negli altri il desiderio di dominarci e incoraggia l’altra persona a continuare ad agire come ha sempre agito. Ogni volta in cui scegliamo di reagire con ira, togliamo a qualcuno la libertà di essere come vuole e a entrambi la possibilità di incontrarci su un piano più costruttivo.
Chi ha problemi con queste emozioni, anziché scegliere la collera, potrebbe cominciare a pensare che gli altri abbiano il diritto di essere diversi da come si vorrebbe e iniziare a cambiare la propria mentalità eliminando il bisogno di adirarsi. Se è vero che lo sfogo è migliore della repressione, credo sia anche vero che esistono alternative.
Sono da evitare il più possibile le situazioni che provocano in noi reazioni violente e, se nonostante tutto si verificano, dobbiamo cercare di non farci trascinare; possiamo provare a vedere quella o quelle persone sotto un altro punto di vista. Spesso un unico aspetto ci fa catalogare una persona come nemico, senza vedere nient’altro. In ogni caso, non siamo tenuti a tollerare chi ci fa del male o fa del male ad altri; contrastiamolo se possiamo, ma non con rabbia (è difficile agire nel modo giusto se dominati dalla rabbia) e non cerchiamo di vendicarci.
La collera è un’energia potentissima, può essere incanalata in modo da diventare costruttiva.
Il passo importante per tutti noi consiste nell’auto-osservazione che ci permette, esercitandoci ripetutamente, di diventare capaci di inserire tra gli impulsi e le azioni un intervallo di riflessione sull’origine, la natura e le conseguenze degli impulsi. Il loro riconoscimento, e soprattutto la previsione dei loro effetti, ci renderà capaci di acquisire un crescente dominio di noi (vedi articolo del blog: Emozioni, impulsi e auto-osservazione). Poi, nell’apprendere nuovi e coraggiosi modi di pensare e di comportarci che non conferiscano ad altri il potere di farci “perdere la testa”. Invece di essere emotivamente schiavi di ogni circostanza frustrante, sfruttare la situazione come sfida per modificarla in un’opportunità per il nostro cambiamento.
L’obiettivo è trasformare la mente; imparare un modo differente di percepire le cose. Quando vediamo o ascoltiamo qualcosa, il modo in cui lo percepiamo, positivo o negativo, dipende dallo stato mentale in cui ci troviamo. Patanjali nei suoi Yoga Sutra ci insegna che se un determinato stato mentale deve essere indebolito o diminuito, dobbiamo far ricorso a un suo contrario. Una volta che si è consapevoli delle conseguenze della collera, come della rabbia o del rancore, si devono coltivare i loro opposti. Se pensiamo a come queste emozioni siano distruttive, aggressive, violente, l’antidoto è sviluppare un sincero sentimento altruistico, coltivando amore, compassione, tenerezza.