È il conflitto tra la nostra natura superiore e quella inferiore a produrre la tensione necessaria per alimentare la nostra evoluzione di esseri umani.
Quegli aspetti della nostra personalità che per qualche motivo abbiamo ritenuto inaccettabili e nascosti, generano una zona d’ombra che risulta pericolosa soltanto quando la teniamo rinchiusa nell’oscuro scantinato della repressione.
Solo allora corriamo il rischio che esploda mandando in aria i nostri piani, sabotando le nostre relazioni e distruggendo i nostri sogni.
La nostra personalità esteriore non si è creata per caso, ma è la storia di cui siamo fatti, è frutto di un’elaborazione volta a mascherare quegli aspetti che abbiamo ritenuto assolutamente censurabili e a compensare quelli che abbiamo sempre considerato i nostri più gravi difetti.
L’immagine di noi stessi che offriamo in pubblico è strutturata sulla base di quegli aspetti del nostro essere che sono stati feriti o colmati di confusione. Abbiamo quindi sviluppato caratteristiche opposte a quelle che volevamo nascondere.
Ma il risultato di questo stratagemma è che perdiamo la nostra capacità di scegliere, perché non possiamo andare oltre il personaggio che stiamo interpretando: la maschera assume il controllo.
Tutto ciò per creare la persona che ci garantisca l’approvazione e il riconoscimento di cui abbiamo disperato bisogno.
Dobbiamo scoprire quali sono gli aspetti che abbiamo imparato a reprimere perché è la paura che ci induce a far indossare una serie infinita di maschere al nostro personaggio esteriore.
Si tratta di espressioni archetipiche ripetitive: seduttrice, servizievole, bravo ragazzo, violento, intellettuale, burlone, primo della classe, ruba cuori, tipo in gamba, ragazzo gentile, bullo, salvatore, solitario, eterno ottimista, martire, osso duro, serpe, depresso, vittima.
Per qualche tempo tutto funziona finché un brutto giorno quell’impalcatura viene giù di schianto.
L’effetto ombra colpirà quando meno ce lo aspetteremmo, per esempio quando stiamo per raggiungere un grande successo, oppure mentre ci stiamo godendo una bella relazione con un nuovo partner, oppure quando simo in procinto di fare una scelta che potrebbe cambiare la nostra vita.
Quando mandiamo all’aria i nostri stessi piani è solo perché il nostro sé superiore non è più disposto ad interpretare il ruolo che ci siamo assegnati.
Tali manifestazioni di autolesionismo non sono altro che l’esteriorizzazione del disagio interiore, nascosto nei più oscuri recessi della nostra mente inconscia.
Per quanto “il momento della verità” possa essere doloroso, possiamo servircene per iniziare un processo di evoluzione. L’ombra va integrata con il nostro sé.
Quando tutto quel materiale viene portato alla luce, contribuisce al recupero di una condizione mentale ideale e alla realizzazione del nostro potenziale.
Una volta abbracciata l’ombra, il nostro cuore guarisce e ci apriamo a nuove opportunità, a nuovi atteggiamenti. Dopo aver affrontato i nostri demoni interiori, al cospetto dell’ombra altrui ci ritroviamo colmi di pace e comprensione.
Liberamente tratto da “The Shadow Effect” – Debbie Ford
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