L’unità definitiva della personalità umana non è possibile né tanto meno auspicabile.
La personalità è dinamica, non statica; creativa, non vegetativa.
Ciò che è auspicabile è un’organizzazione nuova e costruttiva delle tensioni e non una qualsiasi unità definitiva.
Noi non possiamo liberarci una volta per tutte del conflitto (questo significherebbe ristagno) ma piuttosto trasformare i conflitti distruttivi in conflitti costruttivi.
Ognuno deve sopportare dentro di sé la tensione fra due aspetti opposti del mondo: il condizionato e l’incondizionato. Noi non siamo creature né del tutto orizzontali, né del tutto verticali; al contrario, viviamo in entrambe le dimensioni, quella orizzontale e quella verticale. E l’intersezione di questi piani provoca una tensione di fondo. Non c’è da stupirsi che la vita non possa essere una semplice unità.
Da questa tensione nasce la nostra consapevolezza spirituale.
Liberamente tratto da L’arte del counseling – Rollo May